Quando si parla di trasparenza della Pubblica Amministrazione ci si riferisce solitamente al principio che prevede la pubblicazione di dati e informazioni sull’organizzazione e l’attività delle amministrazioni, al fine di consentire un controllo diffuso sull’azione amministrativa e sull’uso delle risorse pubbliche e garantire così legalità, efficienza e lotta alla corruzione.

Tuttavia, nella Pubblica Amministrazione la trasparenza non riguarda solo gli atti, ma anche le parole utilizzate; mi riferisco a ciò che viene definito come trasparenza linguistica.

Un testo può essere formalmente corretto e perfettamente conforme alle norme, eppure risultare incomprensibile per chi lo legge.

E quando il cittadino non capisce, la fiducia si incrina e la distanza con le istituzioni cresce.

Che cos’è la trasparenza linguistica

La trasparenza linguistica è la capacità di un testo amministrativo di essere chiaro, accessibile e coerente con lo scopo comunicativo.

Non si tratta di semplificare a tutti i costi, ma di scrivere per informare anziché confondere.

Il linguaggio chiaro è uno strumento di partecipazione: rende i diritti più comprensibili e gli obblighi più evidenti.

Un documento scritto in modo trasparente:

  • permette al destinatario di capire subito cosa gli si chiede;
  • evita interpretazioni errate o contestazioni;
  • riduce i tempi di lavoro interno per spiegazioni e chiarimenti.

Dalla legge alla prassi

La trasparenza linguistica trova fondamento anche nel diritto: la Legge 241/1990 sul procedimento amministrativo, il Codice dell’amministrazione digitale e le Linee guida sulla semplificazione del linguaggio amministrativo del Dipartimento della Funzione Pubblica sottolineano da anni l’importanza della chiarezza nei testi della PA.

Eppure, nella pratica quotidiana, molte comunicazioni restano intrappolate tra formule impersonali e riferimenti normativi oscuri. La trasparenza, in questi casi, si riduce a un principio astratto invece di diventare una prassi concreta.

Come rendere trasparente un testo amministrativo

Elenco qui di seguito alcune buone pratiche per favorire la chiarezza:

  1. scrivi pensando al destinatario, non a chi controllerà il documento;
  2. evidenzia le informazioni essenziali (scadenze, diritti, obblighi, modalità operative);
  3. usa verbi attivi e frasi dirette, evitando giri di parole e formule passive;
  4. riduci i rimandi normativi al minimo indispensabile;
  5. rileggi a mente fredda e da fuori, come se non conoscessi l’argomento. Se qualcosa non è chiaro, riscrivilo.

La trasparenza linguistica è, prima di tutto, un atto di rispetto verso chi legge.

Significa riconoscere nel cittadino non un destinatario passivo, ma un interlocutore capace di comprendere e partecipare.

Vuoi saperne di più?

Se vuoi approfondire l’argomento ti consiglio di cominciare da una bella intervista della professoressa Ida Nicotra rilasciata all’INPS qualche anno fa. Puoi leggerla qui: Linguaggio trasparente nelle amministrazioni: intervista a Ida Nicotra.

Quando si parla di trasparenza del linguaggio pubblico, probabilmente non si comprende fino in fondo il significato di questo termine: trasparenza significa rendere intellegibile al cittadino il documento amministrativo o normativo

Prof.ssa Ida Nicotra (Ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università di Catania)

Nel prossimo articolo

La prossima settimana parleremo de La voce della PA: tono, stile e coerenza nei testi istituzionali. Capiremo come trovare la “voce” della Pubblica Amministrazione: autorevole ma non autoritaria, chiara ma non banale, coerente in ogni canale comunicativo.

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Domenico A. Di Renzo

Funzionario pubblico | Giurista esperto in Diritto Amministrativo, Diritto d’Autore e Pubblica Amministrazione | Scrittore e blogger | Autore di “Scrivere la PA - Scrittura Creativa per la Pubblica Amministrazione”
Biografia completa qui.

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