Ci hanno pensato due donne a onorare – nel vero senso del termine – questo ottantesimo anniversario del 25 Aprile. E lo hanno fatto mettendo in pratica, ciascuna nel proprio ruolo, atti di coraggio civico e di autentico antifascismo.
Sto parlando di Mirna Cecchini, sindaca di San Clemente, in provincia di Rimini e di Lorenza Roiati, titolare del panificio «L’Assalto ai Forni» di Ascoli Piceno.
Il gesto istituzionale di Mirna Cecchini
Il consiglio comunale di San Clemente ha annullato all’unanimità la cittadinanza onoraria concessa nel 1924 a Benito Mussolini e l’ha conferita a Giacomo Matteotti, simbolo della resistenza democratica, ucciso dai fascisti su mandato dello stesso duce.
Come ha dichiarato la sindaca Cecchini, non è un’operazione di “revisionismo”, non si tratta di riscrivere la storia ma di prenderne atto. Prendere atto che chi si è reso indegno, con violenza, persecuzioni e leggi razziali, non può rimanere un giorno di più tra i “cittadini” onorari del comune romagnolo; al contrario, Matteotti incarna il coraggio di denunciare brogli e tirannie a costo della sua stessa vita.
Il forte atto politico della sindaca e dell’intero Consiglio Comunale di San Clemente assumono un immenso valore pubblico: la scelta simboleggia l’impegno delle istituzioni a mantenersi fedeli ai valori costituzionali, dimostrando che la memoria storica non è un’eredità passiva, ma un dovere di responsabilità civica.
L’iniziativa spontanea di Lorenza Roiati
Alle 8.30 del 25 aprile Lorenza Roiati appende fuori dal suo panificio uno striscione, un lenzuolo con la scritta «25 aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo».
Pochi minuti dopo, una volante della polizia la ferma e le chiede conferma sull’origine del messaggio, nonostante il negozio e il muro siano di sua proprietà e la piazza fosse già palcoscenico della manifestazione ufficiale.
Quello di Lorenza è un gesto semplice ma potentissimo, che ricorda come la Resistenza viva nelle azioni quotidiane di chi crede nei diritti e nella libertà, anche a costo di apparire “scomodi”.
Due donne legate da un filo rosso
Mirna Cecchini e Lorenza Roiati non hanno scelto lettere o post sui social: hanno agito sul “campo”, affrontando istituzioni e ideologie con gesti che pesano più di mille parole. La prima agisce in nome della propria comunità, la seconda testimonia nella propria bottega: entrambe sentono il dovere di rafforzare la coscienza civile e dimostrano una commovente responsabilità nei confronti di tutto il Paese e un coraggio concreto.
Un coraggio sempre più difficile da vedere in giro, rammolliti come siamo ormai tutti noi con gli occhi fissi sui social. Noi che pensiamo di poter fare la rivoluzione senza scomodare il sedere dal divano.
Il filo rosso che lega il riconoscimento della cittadinanza a Matteotti fino all’atto simbolico dello striscione è il rispetto per la Costituzione nata dalla Resistenza. Quella Costituzione, troppo spesso dileggiata, a volte derisa e comunque mai fino in fondo completamente applicata, nell’arco di 24 ore e grazie a due donne, due sole donne nel nome di TUTTI E TUTTE gli italiani, è stata finalmente e fino in fondo onorata.
Immensa stima e gratitudine
Mirna Cecchini non ha temuto il “politically correct”, Lorenza Roiati non si è lasciata intimidire: entrambe seguono ciò che ritengono giusto, senza compromessi, al di sopra di tutta l’ipocrisia che regna sovrana in questo Paese.
In un’epoca in cui l’antifascismo rischia di diventare un’etichetta vuota, Mirna e Lorenza – mi permetto di chiamarle per nome, come farei con due sorelle – dimostrano che la memoria si onora con decisioni coraggiose e azioni quotidiane.
Immensa stima e gratitudine per queste due Donne, con la D maiuscola, che con la loro determinazione rendono concretamente vivo il senso del 25 Aprile e ci ricordano che dobbiamo celebrare e difendere la libertà e la democrazia negli atti, nelle case, nei luoghi della nostra quotidianità.
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