Qualche mese fa ho condiviso la mia decisione di intraprendere un percorso di minimalismo digitale. Una scelta nata dal desiderio di preservare la mente, il tempo e le giornate da quel rumore di fondo costante che spesso ci portiamo dietro, soprattutto durante il nostro tempo speso online.
Oggi, a distanza di tre mesi, voglio condividere con te un primo bilancio.
Meno rumore, più spazio
Ho ridotto drasticamente la mia presenza sui social, sia come “scrolling” passivo che come creazione di contenuti. Ma, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non ho subito traumi o crisi d’astinenza. Anzi: mi sento più leggero e più libero.
Come ho sempre sostenuto e ribadisco anche oggi, i social non sono il male in sé. Ma il loro utilizzo compulsivo, ripetitivo e poco consapevole può facilmente diventare una trappola.
E tutto questo sta provocando storture molto preoccupanti. Zero empatia, aggressività verso l’altro, giudizi sommari, interesse per il nulla cosmico e scarso impegno civile. Se un argomento non è di tendenza non lo affrontiamo.
La mia scelta radicale
Negli ultimi giorni questa nuova consapevolezza mi ha portato a compiere un passo ulteriore: ho deciso di disattivare i miei profili personali su Facebook e Instagram. Niente cancellazioni definitive, almeno per ora. Ho scelto la modalità che consente di riattivarli in futuro, nel caso in cui cambiassi idea. Ma intanto… non ci sono più.
Perché? Perché mi sono reso conto che sto bene così. E quando qualcosa ti fa bene, ti viene spontaneo proteggerla.
Tempo di qualità
Con meno distrazioni digitali, ho riscoperto il piacere di dedicarmi alle cose che contano davvero. In questi tre mesi ho:
- sostenuto tre esami universitari, con risultati che mi hanno dato nuova motivazione;
- vissuto momenti preziosi con la mia famiglia, con una presenza mentale più piena e gratificante;
- ritrovato energie per leggere, studiare e scrivere con più lucidità.
Non che tutto questo mancasse prima. Ma ora è come se avesse trovato uno spazio più vero, più mio.
Cosa resta attivo?
Continuo ad aggiornare il mio blog personale e a mantenere vivo il mio profilo LinkedIn, strumenti che uso per condividere idee, riflessioni, progetti. Sono spazi legati a un’identità professionale e umana. E che, proprio per questo, non hanno bisogno di algoritmi per trovare senso.
Un pensiero per te che mi leggi
Non serve diventare eremiti digitali per stare meglio. Ma ogni tanto vale la pena fermarsi e chiedersi: quello che sto facendo online mi nutre o mi consuma?
Rallentare non è una rinuncia, fidati di me: a volte tirare il freno è un modo per ritornare a casa, dentro di noi.
Vuoi saperne di più?
Dedico all’argomento una sezione del blog: clicca qui per leggere gli articoli che ho già pubblicato.

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